Che differenza c’è tra dolore acuto e cronico?
Il dolore, come sappiamo, può essere distinto in acuto e cronico. 1
Il dolore acuto ha una durata limitata, seppur con diversi gradi di intensità e solitamente si manifesta in risposta
ad un danno (trauma, ustione etc.), al fine di proteggere il nostro organismo. 1 Questo aspetto positivo del dolore viene meno qualora la percezione dolorosa persista anche dopo che lo stimolo lesivo è cessato ed è stato completato il processo di guarigione. In tali condizioni si parla di colore cronico. 1
Si potrebbe pensare che la differenza tra i due tipi di dolore sia dovuta solo alla loro durata ma così non è,
perché sono caratterizzati da processi differenti, non solo in termini temporali. 1
La transizione del dolore: da acuto a cronico
È stato dimostrato che il dolore acuto può trasformarsi in dolore cronico a seguito di una sensibilizzazione
del sistema nervoso centrale (sensibilizzazione centrale) e periferico (sensibilizzazione periferica). 1
Ma cosa si intende per sensibilizzazione?
L’associazione internazionale per lo studio del dolore (IASP) la definisce come un’aumentata sensibilità dei neuroni nocicettivi (deputati alla percezione dello stimolo doloroso) a un normale stimolo esterno e/o una risposta
a normali stimoli sottosoglia. 2 Nel caso della sensibilizzazione centrale, sono i neuroni nocicettivi presenti
nel sistema nervoso centrale ad essere più reattivi, mentre in quella periferica lo sono i nocicettori periferici. 1
Ciò significa che gli elementi del nostro organismo che hanno il compito di generare una sensazione dolorosa
in presenza di un danno reale o ipotetico ci fanno percepire come doloroso uno stimolo che in realtà è innocuo. 3
Quali sono i fattori che favoriscono la cronicizzazione?
Il dolore ha la capacità di persistere e cronicizzare in un’ampia varietà di condizioni patologiche, come in caso
di danni che generano uno stato infiammatorio continuo e di lunga durata; una lesione ai nervi a seguito
di un trauma; una disfunzione metabolica; un’infezione o la crescita di una massa tumorale. 4
In tutte queste condizioni, se è vero che ci sono fattori fisici e chimici che agiscono in maniera indipendente,
è altrettanto vero che ad essi si aggiungono fattori di natura psicologica e sociale, che possono più o meno favorire la transizione del dolore da acuto a cronico. 4
Questo perché il dolore è una condizione complessa e composta da diverse dimensioni: quella sensoriale,
quella emotiva e quella cognitiva. 5
Quali sono i fattori che favoriscono la cronicizzazione?
Il dolore ha la capacità di persistere e cronicizzare in un’ampia varietà di condizioni patologiche, come in caso
di danni che generano uno stato infiammatorio continuo e di lunga durata; una lesione ai nervi a seguito
di un trauma; una disfunzione metabolica; un’infezione o la crescita di una massa tumorale. 4
In tutte queste condizioni, se è vero che ci sono fattori fisici e chimici che agiscono in maniera indipendente,
è altrettanto vero che ad essi si aggiungono fattori di natura psicologica e sociale, che possono più o meno favorire la transizione del dolore da acuto a cronico. 4
Questo perché il dolore è una condizione complessa e composta da diverse dimensioni: quella sensoriale,
quella emotiva e quella cognitiva. 5
- La dimensione sensoriale definisce il modo in cui percepiamo gli stimoli dolorosi e la nostra capacità di renderci conto di provare dolore; 5
- La dimensione emotiva risponde alla domanda “come ci fa sentire il dolore?”; 5
- La dimensione cognitiva stabilisce come interpretiamo il dolore e come rispondiamo allo stimolo doloroso. 5
Un esempio emblematico di cronicizzazione del dolore cronico è quello del mal di schiena. 6
Parliamo, quindi, di mal di schiena cronico…
La lombalgia, ovvero il dolore alla schiena che interessa la zona lombare, può distinguersi in acuta o cronica
e può trasformarsi da una condizione all’altra. 6
L’essere sovrappeso, avere l’abitudine al fumo, avvertire dolore anche alle gambe, avere già precedenti disabilità
e aver ricevuto una diagnosi di ansia o depressione sono tutti fattori di rischio che potrebbero condurre
alla cronicizzazione del dolore alla schiena. 6
…e del dolore post-operatorio
L’evoluzione del dolore da acuto a cronico è particolarmente comune a seguito di vari interventi chirurgici. 7
La genetica spiega, in parte, come mai alcune persone siano più suscettibili al dolore e più soggette alla cronicizzazione. 7 Alla genetica si aggiungono anche il genere e l’età, in quanto le donne e i giovani sembrano essere più predisposti. 3
Dal punto di vista psicologico, le emozioni negative, come la paura di essere operati e di provare dolore, oltre
ad alcune condizioni quali depressione, nevrosi, disturbi da stress post traumatico e traumi passati, sembrerebbero essere maggiormente predisponenti. 7
La presenza di dolore prima di essere sottoposti all’intervento può essere un ulteriore fattore di rischio
per la cronicizzazione. 7 E, in aggiunta, vanno citati fattori legati all’operazione in sé, come la durata e la modalità dell’intervento, la terapia e anche possibili disturbi del sonno in fase post-operatoria. 3
Al di là di quale sia la regione del nostro corpo colpita dalla sintomatologia dolorosa, riuscire a prevenire
la cronicizzazione è molto importante perché significa migliorare la qualità della vita delle persone. 7
- Mauceri D. Role of Epigenetic Mechanisms in Chronic Pain. Cells. 2022;11(16):2613.
- https://www.iasp-pain.org/resources/terminology/
- Blichfeldt-Eckhardt MR. From acute to chronic postsurgical pain: the significance of the acute pain response. Dan Med J. 2018;65(3):B5326.
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- Yang S, Chang MC. Chronic Pain: Structural and Functional Changes in Brain Structures and Associated Negative Affective States. Int J Mol Sci. 2019;20(13):3130.
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