Che cos’è il dolore?

Viene definito come «un’esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole associata, o simile a quella associata,
a un danno tissutale reale o potenziale» dall’associazione internazionale per lo studio del dolore (IASP).1
Sempre secondo IASP, per spiegare cosa sia il dolore non ci si deve limitare a questa definizione,
ma occorre prendere in considerazione altri aspetti.1

 

  • Il dolore è sempre un’esperienza personale, il che significa che può influenzare diversamente il nostro corpo (la sfera biologica), la nostra mente (la sfera psicologica) e il modo in cui ci rapportiamo agli altri (la sfera sociale);
  • Il modo in cui percepiamo il dolore è un fenomeno diverso dal dolore stesso.
  • Si impara cosa sia il dolore durante il corso della vita;
  • Chi manifesta e riporta di aver vissuto un’esperienza dolorosa merita rispetto;
  • Sebbene il dolore abbia di solito un ruolo adattativo, permettendo di adattarsi all’ambiente circostante, può avere anche effetti indesiderati sulla funzionalità e sul benessere psicologico e sociale;
  • La descrizione verbale rappresenta una delle diverse modalità di espressione del dolore: chi non è in grado di comunicarlo non significa che non possa viverlo.

Come possiamo classificare il dolore?

Il dolore può essere estremamente variabile in termini di intensità, qualità e durata e può avere diversi
meccanismi e significati.1

Tipologie di dolore in base all’ORIGINE

In base al meccanismo che dà origine al dolore, dal punto di vista medico esiste una classificazione definita patogenetica che distingue tre diversi tipi di dolore: nocicettivo, neuropatico e nociplastico.2

 

  • Il dolore nocicettivo è dovuto all’infiammazione o a un danno di una specifica parte del corpo.2
    In tale regione, gli stimoli attivano i recettori del dolore, che segnalano il danno e indicano la posizione in cui è avvertito. Può avere un’origine superficiale o profonda.2
    Esempi classici: osteoartrosi, artrite reumatoide, dolore da cancro.2
  • Il dolore neuropatico è causato da una lesione o malattia del sistema nervoso somatosensoriale
    (ovvero il sistema coinvolto nella trasmissione degli impulsi dolorosi3 ) centrale e/o periferico.2
    Si distingue in periferico e centrale, in base alla sede della lesione.2
    Esempi classici: dolore da neuropatia diabetica, nevralgia post-herpetica.2
  • Il dolore nociplastico è caratterizzato da un disturbo nell’elaborazione del dolore che provoca sintomi dolorosi non precisamente localizzabili.2

Nel 2016 IASP lo ha definito come “un dolore che non mostra nessuna chiara evidenza di danno effettivo
o potenziale o di malattia o lesione del sistema somatosensoriale nocicettivo”.2 Esempi classici: fibromialgia, sindome del colon irritabile, disfunzione temporomandibolare, cefalea muscolo-tensiva.2

Tipologie di dolore in base all’INTENSITÀ

L’intensità rappresenta un parametro fondamentale per una corretta valutazione del dolore.3
A questo fine, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stabilito una scala graduata di classificazione del dolore in base all’intensità nota con la sigla NRS: Numerical Rating Scale3

Inoltre, per rendere più completa la misurazione del dolore e il suo impatto sulla vita di chi ne soffre è utile misurare: 3

 

  • la tollerabilità: molto tollerabile, tollerabile, poco tollerabile, insopportabile
  • i problemi a svolgere le attività quotidiane: nessuno, pochi, qualche volta, molti, da non riuscire a fare niente

Tipologie di dolore in base alla DURATA

Il dolore acuto è un dolore di breve durata che corrisponde a un danno tissutale: è finalizzato ad allertare il corpo sulla presenza di stimoli pericolosi o potenzialmente tali nell’ambiente e nell’organismo stesso.
Si esaurisce quando cessa l’applicazione dello stimolo o si ripara il danno che l’ha prodotto.3

 

Il dolore persistente è un dolore dovuto alla permanenza o alla ricorrenza dello stimolo doloroso.
Questo tipo di dolore conserva le caratteristiche del dolore acuto e va distinto dal dolore cronico.3

 

Il dolore cronico è un dolore che persiste per più di 3 mesi e/o si mantiene nonostante la guarigione della causa
che l’ha scatenato. Con il termine dolore cronico vengono definiti quei casi in cui, dopo una lesione o malattia iniziale, si generano alterazioni biologiche, psicologiche e sociali che rendono complessa l’identificazione della causa iniziale.
Il dolore non è più solo un sintomo, ma diventa “malattia”.3

 

La probabilità che il dolore acuto si trasformi in dolore cronico varia da persona a persona. È di fondamentale importanza gestire adeguatamente il dolore nella fase acuta per evitare che cronicizzi. L’identificazione precoce consente di intervenire tempestivamente.4

 

  1. Raja SN, Carr DB, Cohen M, et al. The revised International Association for the Study of Pain definition of pain: concepts, challenges, and compromises. Pain. 2020;161(9):1976-1982.
  2. Coluzzi F, Marinangeli F. Basic pain support. Le basi della medicina del dolore. Carocci editore. 2021. ISBN 8874668546
  3. Magni A, et al. Classificazione e inquadramento del paziente con dolore non oncologico. Rivista Società Italiana di Medicina Generale. 2016;5:50-54
  4. Australian Acute Musculoskeletal Pain Guidelines group. Evidence-based management of acute musculoskeletal pain. 2003
    https://www.cdha.nshealth.ca/system/files/sites/122/documents/based-management-acute-musculoskeletal-pain.pdf