L’articolazione della spalla è fra le più complesse e fra le più mobili del corpo. È anche quella che si muove maggiormente durante lo svolgimento delle attività quotidiane ed è questo il motivo per cui la spalla va incontro facilmente a usura e dolore. Le cause più frequenti in grado di determinare problemi sono sollecitazioni eccessive dovute a lavori impegnativi o ripetitivi, anche se di scarso impegno muscolare, come anche traumi o posture scorrette.
Tutti i componenti (ossa, cartilagini, legamenti, muscoli, tendini) possono essere responsabili nel determinare il quadro di “spalla dolorosa” che consiste appunto in un dolore che inizialmente compare al movimento e che pertanto, come risposta di difesa, viene evitato; la successiva e progressiva perdita della mobilità può provocare rigidità della spalla, contratture muscolari e postura errata. Il dolore inizialmente è ben localizzato, ma in seguito può irradiarsi al braccio, alla regione scapolare o alla base del collo.

La spalla può anche essere sede di dolore cosiddetto “riflesso” per sofferenza della colonna vertebrale a livello cervicale, come ad esempio nel caso dell’ernia discale cervicale che provoca la compressione delle radici nervose; questo tipo di dolore spesso è presente anche a riposo e si accompagna a debolezza del braccio e formicolii alla mano.

Altre strutture anatomiche che possono provocare dolore alla spalla sono i muscoli (trapezio, gran dorsale e gran pettorale) per una contrattura, un trauma o dopo un periodo prolungato di immobilità (ad esempio dopo utilizzo di un reggibraccio o di un apparecchio gessato o di bendaggi costrittivi, come avviene per le fratture o le lussazioni dell’arto superiore).

In caso di dolore alla spalla, gli esami che conducono alla diagnosi sono l’ecografia e la radiografia, utili per documentare lo stato di alterazione dei componenti dell’articolazione. L’esame più accurato resta la risonanza magnetica che definisce nel particolare l’entità delle degenerazioni.

I trattamenti sono:

-farmacologici: i comuni antidolorifici somministrabili per bocca o intramuscolo, i cortisonici e l’acido ialuronico somministrabili localmente per via infiltrativa;

-terapie fisiche quali laserterapia, tecarterapia, ultrasuoni, per migliorare la condizione infiammatoria locale, la sintomatologia dolorosa e le contratture muscolari e le onde d’urto in caso di calcificazioni dei tendini;

-rieducazione motoria per recuperare le libertà articolari, migliorare/mantenere il tono muscolare, assumere posture corrette e soprattutto liberarsi dagli schemi di movimento patologici.

-trattamento chirurgico, che può essere svolto anche in artroscopia, ma che è da riservare a casi di lesioni o degenerazioni gravi che non possono trarre beneficio dai trattamenti conservativi.

 

BIBLIOGRAFIA

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