Il dolore cronico al tratto cervicale della colonna vertebrale può essere determinato fondamentalmente da tre cause: artrosi, traumi e posture scorrette.
L’artrosi è un processo degenerativo cronico che comporta la progressiva deformazione delle articolazioni caratterizzata dalla riduzione dello spazio tra i capi articolari e sofferenza del disco intervertebrale, usura delle cartilagini, rigidità dei legamenti.
Tra i traumi più comuni vanno menzionati il “colpo di frusta” da incidente stradale ma anche, e molto più subdoli, i traumi piccoli e ripetuti nel tempo che provocano anomale sollecitazioni e compressioni.
Possono essere assunte posture scorrette durante lo studio, l’attività lavorativa e anche durante quella ricreativa, in particolare quella che richiede l’uso di schermi (pc, videogiochi, televisione). Anche sistemi di riposo (materassi e guanciali) non esattamente strutturati possono contribuire ad assumere posture scorrette.
In ogni caso, le conseguenze sono:
– la progressiva riduzione dei movimenti articolari,
– la percezione dolorosa dapprima al movimento e in seguito anche a riposo,
– le contratture muscolari a carico dei muscoli più superficiali e di quelli più piccoli e profondi che collegano una vertebra all’altra e che contraendosi ripetutamente divengono duri e poco elastici
– la variazione della normale curvatura della colonna cervicale.
L’iniziale quadro clinico può aggravarsi nell’arco di qualche settimana o mese: può manifestarsi un vero e proprio dolore percepito come una compressione, una pugnalata o una sensazione di bruciore. Il dolore si può irradiare alla regione occipitale, ovvero la porzione postero-inferiore della testa, ad una o entrambe le spalle fino a coinvolgere il braccio oppure ancora si può propagare lungo la colonna vertebrale.
Le caratteristiche del dolore (tipo, intensità, momento della giornata in cui è maggiormente percepito, attività o posture che lo scatenano o lo migliorano, miglioramento con caldo o freddo, beneficio da farmaci) e la presenza di altri sintomi (ad esempio nausea, vertigini, formicolio alla mano) sono indizi importanti che vanno riferiti al medico per consentirgli di fare la diagnosi corretta e prescrivere gli eventuali accertamenti radiologici e specialistici (visita oculistica e/o odontoiatrica) e la terapia più idonea.
Gli esami standard sono le radiografie che permettono di visualizzare le vertebre singolarmente e nel loro insieme. Invece, nei casi in cui si sospetti un coinvolgimento di strutture non scheletriche (dischi intervertebrali, radici nervose, midollo spinale, legamenti) gli esami più indicato sono RMN (risonanza magnetica nucleare) o TAC (tomografia assiale computerizzata). Altro accertamento utile, qualora si sospetti un coinvolgimento delle radici nervose, è l’elettromiografia che fornisce indicazioni precise riguardo l’entità della sofferenza dei nervi.
Il primo passo terapeutico è farmacologico: comprende dai comuni analgesici fino ai cortisonici e agli oppioidi. Fa seguito il trattamento riabilitativo con terapie fisiche (TENS, ultrasuoni, tecarterapia, laserterapia, ecc.), ma soprattutto la fisiochinesiterapia che oltre a migliorare il movimento riduce le contratture muscolari e migliora la postura. È peraltro indispensabile che il paziente sia correttamente indirizzato a svolgere attività motoria e/o sportiva con le cautele del caso, che adotti misura preventive durante il lavoro e durante il riposo in particolare il guanciale che deve essere di consistenza media e che sostenga dalla base del collo a tutto il capo.
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